“Essere medico significa andare al di là della medicina e delle sue
scoperte, essere medico significa abbracciare l’anima prima ancora
del corpo di colei che soffre”.
Questo è ancor più vero per le donne che sono colpite dal tumore della mammella. In molti casi, questo “alieno” è il compagno di viaggio, quello meno desiderato e meno atteso dalle donne che vivono il “male di sopravvivere”. Potrebbe far discutere quanto affermato, ma la statistica medica, l’esperienza clinica ci insegnano che il tumore, soprattutto quello legato al simbolo della fertilità e della femminilità, ovvero la mammella, è il risultato di una grave alterazione del sistema immunitario legata molte volte a “problemi irrisolti”, che la donna, dotata di grande sensibilità ed estremo bisogno di equilibrio, non riesce ad affrontare causa la sua “momentanea fragilità”. Non si afferma niente di nuovo, sono idee già espresse migliaia di anni addietro da sapienti asiatici che avevano già affrontato il problema.
Il tumore del seno, tuttavia, se affrontato in maniera
razionale e soprattutto se rispettato, come si rispetta il proprio
sapiente dolore, riesce ad essere sconfitto, ma soprattutto apre alla
donna una nuova dimensione nella quale riesce a disegnare sé
stessa con una consapevolezza disarmante.
Allora quale è il compito del medico? Quello di mostrarle la strada! Di insegnarle il rispetto verso sé stessa!