AUTOPALPAZIONE PERIODICA DELLA MAMMELLA: UN AUTOESAME CHE SALVA LA VITA!
Tutti i senologi ed i medici di famiglia, in genere, raccomandano
un’autopalpazione periodica delle mammelle. Le donne tuttavia non ascoltano il
consiglio per diversi motivi: riferiscono “di sentire molti noduli alla palpazione,
non sapendo a quale dare importanza”, per il disagio oppure per il “terrore di
scoprire qualcosa”. Non si rendono tuttavia conto che, in molti casi, sono esse
stesse responsabili di una diagnosi precoce della patologia mammaria. Molte
associazioni, per lo più costituite da pazienti operate, hanno cominciato una intensa
attività d’informazione per rendere le donne edotte sulla patologia e la possibilità
di prevenirla, proprio insegnando e sponsorizzando l’autopalpazione delle
mammelle. Le donne sono diventate consapevoli del loro corpo ed attente alle
variazioni anche minime. L’autopalpazione viene consigliata perché permette,
insieme alle tecniche diagnostiche attuali, di aumentare la capacità di prevenire il
tumore della mammella. Se la donna è in grado di eseguire l’autoesame e percepire
variazioni del suo seno, senza paura o ansie di poter scoprire qualcosa di anomalo,
questo diventa fondamentale per la prevenzione, nonostante gli esami quali
mammografia ed ecografia siano risultati negativi. L’autoispezione deve essere
eseguita in una determinata fase del ciclo mestruale, in quanto in fase premestruale
la ghiandola potrebbe presentare delle modificazioni quali gonfiore, turgidità e
compattezza che rendono più difficoltoso l’esame. I giorni consigliati per un
migliore autoesame sono tra il 10° e 14° giorno dal primo giorno della
mestruazione. Diverso è il discorso per le donne in menopausa che non sono
soggette a cicli mestruali, presentano una componente ghiandolare quasi
completamente sovvertita da componente grassa, e pertanto possono eseguire
l’autopalpazione in qualsiasi momento. Il miglior modo per eseguire
l’autopalpazione è posizionarsi in piedi davanti ad uno specchio ed osservare,
innanzi tutto, l’aspetto del proprio seno, prima abbandonando le braccia lungo il
corpo, dopo sollevandole contemporaneamente in alto, in modo da poter
determinare delle retrazioni cutanee anomale, diversità tra i due seni, avvallamenti
cutanei o retrazioni del capezzolo durante questi semplici esercizi. I capezzoli
possono essere, bilateralmente, retratti, magari da un lungo periodo di tempo, in
questo caso non rappresentano segno di pericolo. Qualsiasi variazione della forma
e della posizione del capezzolo e della cute deve spingere la donna a consultare il
proprio medico. Conviene che l’esame venga eseguito in piedi, sotto la doccia, in
modo da diminuire l’attrito tra le mani e la cute del seno. Il braccio, del lato della
mammella che si vuole esplorare, deve essere spostato in alto, preferibilmente
appoggiando il palmo della mano sulla nuca e spingendo il gomito un po’
all’indietro. Con l’altra mano s’inizia a palpare la mammella, tendendo le dita
unite e appoggiandole delicatamente a “paletta”, senza flettere le falangi a
“ragno”, dapprima, sull’areola, poi su tutta la mammella, in modo ordinato, per
non tralasciare alcuna parte, in modo circolare, iniziando dalle zone più interne,
per passare poi a quelle esterne. La mano deve esercitare una dolce pressione
sulla mammella ed eseguire dei piccolissimi movimenti circolari per cercare di
penetrare le parti più difficoltose. Particolare attenzione deve essere posta
all’esplorazione della porzione superiore esterna del seno, che è la zona in cui è,
di norma, presente la maggiore quantità di tessuto ghiandolare. Bisogna
sottolineare che l’autopalpazione non può sostituire, in alcun modo, la visita
medica, né gli esami strumentali, ma può deve essere un semplice
completamento.